Salve a tutti! Anche oggi Vi proponiamo un brano tratto da “Una sconvolgente estate. Nel mar delle Cicladi”:
Approdarono a un’isoletta vicina, in una piccola cala nascosta. La barca dondolò sotto i loro piedi mentre scendevano a terra, e l’acqua sotto il pagliolo sciaguattò irridente, ma i ragazzi non la sentirono, e la sua voce si perse in mezzo a quella della risacca.
– Qui ci sono solo gabbiani… Che silenzio! – esclamò Cesco.
Il bagno fu lungo e piacevole, poi i tre amici si decisero a tornare. Durante la traversata verso Villavecchia, l’acqua, che aveva ripreso a entrare nella barca, affiorò dal pagliolo fin sui piedi dei ragazzi. Cesco la vide, e si chinò con un’esclamazione sorpresa:
– Ehi! Semmu a paggieu! Abbiamo l’acqua al pagliolo!
La frase era quella che, generalmente, in genovese significa‘ avere l’acqua alla gola’ in senso metaforico e soprattutto economico, ma in quel caso Cesco l’aveva usata in senso proprio: da sotto il pagliolo infatti, l’acqua, che filtrava subdola, ormai copriva quasi completamente i loro piedi. Pippo sollevò subito la griglia di legno e guardò sotto, si chinò a raccogliere qualcosa, poi lo mostrò agli amici: era il leso, come dicevano a Sestri, il tappo di scarico della sentina. Anzi, era solo la ‘farfalla’ che rifiniva il tappo stesso. Il resto mancava.
– Qualcuno l’ha tagliato! – esclamò. (…)