Recensione a “La Regina Oscura” di R.Castiglione

 

Di Arianna Musetti (Coamministratore  gruppi Facebook “Amo i Libri” e “Amo i Classici”)

La Regina Oscura_copertina.jpgContinua il nostro ciclo su Aulo e i suoi valorosi compagni i quali combattono ormai da mezzo secolo per difendere l’Impero Romano, fortemente compromesso. I nemici non sono più solo “umani” e le forze delle Tenebre hanno risvegliato potenti giganti.

Finalmente Aulo ritrova il suo amore di sempre che il Fato ha volutamente tenuti separati e la lotta si sposta nel tempo e nello spazio. E’ pane per i denti degli appassionati del genere fantasy mitologico, fantarcheologico e storico. Personalmente ormai mi sono affezionata ai nostri eroi, ai loro caratteri e alle loro attitudini: Aulo il giusto, Settimio l’ironico e Clelia la forza interiore. Inevitabilmente i nemici dell’eroe diventano anche i nemici del lettore, tanta è la bravura dell’autore nel coinvolgerlo.

Vi consiglio di leggere tutto il ciclo sulle avventure di Aulo e i suoi amici.

Recensione a “Incidenti di consapevolezza”

 

Recensione a cura di: Maria Carlucci  (Recensioni per autori esordienti)

 

 

Incidenti di consapevolezzaLo scrittore Michele Protopapas ci ha proposto il suo romanzo, Incidenti di consapevolezza.

Il romanzo è composto da undici racconti, ciascuno dei quali sottopone all’attenzione del lettore il modo in cui i protagonisti si ritrovano faccia a faccia con il senso delle loro vite.

Ogni situazione vissuta rappresenta una “rivelazione”, ed ognuna di esse ci porta a riflettere sulle azioni che compiamo verso il prossimo e verso noi stessi.

Molto particolare è il racconto “Autocoscienza di uno spermatozoo”: nella sua folle corsa verso l’ovulo, uno spermatozoo comincia ad avere visioni di quella che sarà la sua vita futura, di quelle che saranno le sue gioie ed i suoi drammi, come i fotogrammi di un film di cui lui è il protagonista. il suo “assaggio” di futuro lo porterà a chiedersi se ne vale davvero la pena di affannarsi in quel modo per conquistarsi un posto nel mondo.

Lo stile è creativo e gli argomenti trattati rappresentano un ottimo spunto di riflessione. Il testo è fluido, ogni parola è scelta con cura per evocare lo stato d’animo in cui si trovano i protagonisti nel momento del risveglio della propria coscienza. E, soprattutto, nonostante lo spessore degli argomenti trattati, la lettura non risulta pesante.

Recensione di Legio Invicta, primo capitolo della saga di R. Castiglione

LIdi Arianna Musetti (Coamministratore  gruppi Facebook “Amo i Libri” e “Amo i Classici”)

L’Impero Romano è ormai al suo declino. I Barbari Unni, Goti e Alamanni premono ai confini. Come se bastassero i Barbari anche gli Dei si aggiungono a complicare la situazione…

Soltanto cinque uomini, cinque valorosi eroi senza paura e senza macchia possono rallentare questo declino. Sono i soldati della Legio Invicta. Se da una parte gli Dei giocano contro il nostro protagonista Aulo, dall’altra fanno un grande dono ai cinque ragazzi.

E’ un libro che si legge tuto d’un fiato, ricco di spunti storici etrusco/romani a metà strada tra l’epico/mitologico e il fantasy che denota la profonda conoscenza degli usi e costumi dell’epoca. Scrittura chiara, scorrevole, piacevole e mai pesante. Mi sento di consigliarne calorosamente la lettura.

Notti d’Estate

 

Maristella Angeli parteciperà a “Notti d’estate”, Belforte del Chienti(MC)BELFORTE-DEL-CHIENTI-NOTTE-DESTATE-2016-Rid-200x300

Maristella Angeli, pittrice, scrittrice e poetessa residente a Macerata, è stata selezionata, come autrice-lettrice, per l’incontro di lettura che si terrà il 28 agosto 2016 alle ore 17,00, con altri sei autori-scrittori italiani.

Leggerà e interpreterà cinque poesie ed un monologo, “L’ultimo naufrago”, selezionato al concorso internazionale The Colour of Saying, – Dylan Thomas, Swansea Galles, tratti dalla raccolta poetica “Spirali”, Antipodes Edizioni.

 

 

“Leggere perché”

Incontri di lettura

Belforte del Chienti (MC)

Ex Chiesa di San Sebastiano

Museo MIDAC

Le letture saranno interpretate da Maristella Angeli e Sandro Orlandi

Per approfondimenti:

www.nottidestate.org

https://www.facebook.com/nottidestatefestival/

www.terradellarte.org

www.midac-terradellarte.org

Autobiografia di Sandro Orlandi

FrammentiNasco a Roma nel lontano 1951, quando dal palco dell’Ariston di Sanremo Nilla Pizzi cantava “Grazie dei Fior”. Infanzia solitaria, consumata tra un turno scolastico pomeridiano di mia sorella, di dieci anni più grande, e il lavoro dei miei genitori. Scuole elementari dai salesiani, che mi hanno lasciato qualcosa di “indimenticabile”. Subisco i cosiddetti attacchi della vita, compreso un evento traumatico a nove anni che mi segnerà per sempre e mi ritrovo al liceo insicuro e con un livello di autostima praticamente azzerato. Mi sento fuori posto, diverso, e, come succede in questi casi a quell’età, sbagliato.  Cerco di uniformarmi a ciò che mi circonda ma non ci riesco e vivo tutto questo come un fallimento. Non mi aiuta il fatto che attorno a me infuoca il sessantotto, a cui tento di partecipare con poca convinzione. Condivido il senso di ribellione all’ordine costituito di allora, all’ipocrisia imperante, ai falsi ideali dei più e all’imposizione di vita di una società corrotta, ribellandomi anche ai luoghi comuni e ai costumi perbenisti di allora.  Ma, quando tento di spiegare ciò che sento realmente e che non corrisponde al sentire della maggior parte, non vengo capito e mi affibbiano quella che un tempo era considerata la peggiore offesa:  qualunquista! Ammutolisco per intere giornate, non dico una parola neanche ai miei amici e compagni di scuola. A quindici anni mi cimento alla batteria in un complessino rock, sento di essere capace, ci prendo gusto, mi sfogo, creo qualcosa. Imparo a suonare la chitarra, più discreta, trovandoci spesso conforto. Un mio amico mi fa ascoltare un 45 giri di un complesso rock che va forte, i Beatles, che apprezzo molto, ma  seguo appassionato e rapito anche un certo Fabrizio De Andre’, praticamente sconosciuto e da poco arrivato negli scaffali dei negozi di dischi. Avvitato su me stesso resto così, silenzioso e schivo, fino all’età di vent’anni o quasi, quando arriva la morte di mio padre, inattesa e destabilizzante. Di colpo tutti i miei problemi svaniscono e, rimboccatomi le maniche, mi impegno a vivere la mia vita. Mi iscrivo a medicina perché non mi piaceva nient’altro di quello che avevo studiato fino ad allora, ma una crisi al terzo anno mi blocca per qualche mese. Non riesco a vedermi come medico, anche se lo studio del corpo umano mi affascina. Vengo assalito di nuovo da dubbi, incertezze, e sfiducia in me stesso, ma, senza sapere niente di me e delle mie eventuali capacità, riprendo a studiare. Sento di nuovo di essere diverso dagli altri nelle aspettative di vita, di lavoro e, soprattutto, nei sogni. Cammino solitario nei viali dei parchi cittadini percependo la Natura come una Grande Madre, e sento di farne parte. Sogno di incontrare qualcuno con cui confidarmi e che mi capisca dentro e incontro la donna che sarà mia moglie. Finalmente mi laureo e comincio a lavorare come medico non senza difficoltà, anche perché rifiuto di sottostare a ricatti professionali e il lavoro scarseggia, ma faccio in tempo a concorrere ad un posto di ginecologo-ostetrico in ospedale. Finito il militare mi arrabatto a fare il medico generico, il laboratorista, il medico fiscale e finalmente arriva la chiamata per l’ospedale. Nuova crisi: non mi sento pronto per quello. Ma sono sposato ormai e a trent’anni non si può più dire no. E per fare cosa poi? Perciò divento medico ospedaliero, in ginecologia, perché sono affascinato dal parto e vado avanti così. All’età di trentasei anni arriva mia figlia Martina, a lungo cercata e tanto desiderata, almeno da me. Nel giro di due anni tutto cambia di nuovo. Senza accorgermene mi allontano da mia moglie e mi dedico completamente a mia figlia. Sono felice come non mai quando la sera torno a casa e m’immergo nel suo dolcissimo sorriso sdentato. Lavoro abbastanza bene, me la cavo in situazioni difficili, mi piace da morire aiutare i bambini a nascere e comincio a sentirmi nel ruolo di medico. Sono convinto di aver finalmente raggiunto un certo livello di fiducia nella vita e in me stesso, quando muore mia madre. Ancora una volta si apre un baratro e ci finisco dentro senza scampo. Seguono anni difficili e incomprensibili, perso nei meandri di me stesso. Regredisco a quando ero ragazzo, si spalancano gli armadi e ne fuoriescono i fantasmi del passato. Di nuovo mi sento diverso e solo. Comincio a fare cose strane, senza senso, e mia moglie è lontana anni luce, mentre perfino mia figlia sembra non fare più parte del mio mondo. Comincio a scrivere canzoni in segreto, accompagnandomi con la chitarra. Studio musica per cercare di scrivere ciò che compongo e mi iscrivo  alla scuola di musica di Testaccio. Finalmente mi accorgo che i miei brani sono apprezzati e ne compongo una settantina. Ma non credo in quello che faccio e mi sento ancora più sbagliato. Mi rivolgo quindi ad un’analista e, all’età di quarantasette anni, scopro che tutto ciò che credevo di aver costruito è falso. I miei sogni erano solo illusioni, compreso l’amore che riponevo in mia moglie. Assisto così al crollo delle mie certezze, del castello che avevo faticosamente costruito, e alla fine siedo tremante, avvilito e demoralizzato sulle sue rovine. Nel frattempo scrivo moltissimo e dalle canzoni passo ai racconti e alle poesie. Incido un CD di diciotto brani con l’aiuto di un amico musicista e ne esce un buon lavoro, ma non mi basta per risalire la china. Scrivo per fuggire, per disperazione. Passano sette anni di angosce e solitudine interiore. Mi iscrivo a diversi laboratori di scrittura perché capisco che quello che voglio è scrivere storie, esprimere in senso letterale. Arriva la separazione da mia moglie, che ormai è un’estranea e che comincia ad odiarmi. Mia figlia si allontana con lei. Soffro molto di questo e continuo a scrivere. Non mi interessa altro, neanche andare in vacanza e ricordo che in una estate solitaria, dopo l’ospedale, scrivo ben cinque racconti in appena due settimane. Ma un giorno, quando evidentemente il mio innato istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, poco prima dell’inevitabile fine, ritrovo il coraggio per tentare di vivere per quello che sono. Conosco una donna che mi sembra un angelo e scappo da dentro di me, rifugiandomi nella sua essenza che ha del magico. Spossato, all’età di 56 anni, mi rifugio tra le sue braccia e conosco finalmente l’Amore. Grazie  a lei trovo il coraggio di ribellarmi a tutto, di accettare anche ciò che aborro di me,

e infine di apprezzarmi. Affronto il divorzio e mi riavvicino a mia figlia, che ormai vive con me. Finalmente mi sento felice di essere quello che sono. Ormai non ho più segreti per me stesso e scrivo per costruire. Arrivano così i racconti diversi, e i romanzi.